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all’erta, sentinella! 33

forse più disgraziati che colpevoli. E piena di dolore e di pentimento, Cecilia si decideva a sopportare pacatamente la loro vista, quando passeggiava nell’isola, e rendere il saluto quando si cavavano il berretto. Per poco, ahimè, solo per poco! Se sugli spalti erbosi, dove metteva a sedere sul prato il picciolo bimbo che tirava le margherite da terra con le manine innocenti ed ella s’incantava a guardare la vasta distesa di mare, mentre Mario ogni tanto dava in uno strilletto allegro perchè aveva trovato un insetto: se, in quest’oblio di sogno, improvvisamente compariva un uomo vestito di rosso mattone, trascinando penosamente una pesante catena, ella comprimeva un grido di spavento, tratta bruscamente dalla sua pace, dai suoi sogni, impallidendo come a un pericolo di morte, togliendo rapidamente da terra il fanciullo, portandoselo via. E quella campagna, quel mare, quei fiori, tutto quel paesaggio, improvvisamente infamati dalla presenza di un assassino, le facevano orrore. Che fare? Era più forte di lei. Solo, in presenza di suo marito, quanto più poteva, frenava le sue impressioni, sentendo di essere ingrata, sentendo di offenderlo indirettamente: lo venerava come la stessa forma della bontà e della giustizia, ma era una debole e povera donna, una povera donna senza coraggio, carcerata, chiusa in quell’isola, in quel paese di vergogna, di dolore, di punizione, dove tutto si deturpava per la ter-