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32 | all’erta, sentinella! |
rossi: lo incontrava sempre, questo condannato in vita, dal berretto rosso. Parea quasi ch’egli la aspettasse, la giovane madre col bambino: e quando la vedeva passare, guardava, guardava il grande galeotto, coi suoi occhi teneri, guardava, fermato, finchè ella avesse svoltato l’angolo della lunga via. E il tempo che passava aveva potuto mitigare i suoi terrori, vincerli mai. Gracile, pensierosa, ella cercava di vincere con la dolcezza la sua malinconia e il marito trovava in casa una persona sempre affettuosa, sempre paziente. Ella si vergognava di palesare il suo disgusto, aveva vergogna della sua paura: temeva che fossero un rimprovero al buon uomo generoso che l’aveva tolta sì, alla miseria, all’avvenire incerto, ma per buttarla in un carcere. Egli intravedeva, talvolta, un senso di questo ribrezzo e cercava di vincerlo, addolorato, con un vago rimorso. Così il cuore di sua moglie si chiudeva, come soffocato.
Solo in qualche ora, Cecilia veniva assalita da un vago rimorso. In verità, ella era una creatura molto buona, devota piamente al suo dovere, compassionevole a tutti i mali, e quando arrivava a vincere il suo ribrezzo, la sua paura, chiedeva a sè stessa conto della propria ingiustizia, della propria crudeltà. Erano creature umane anche i galeotti, e ogni tanto quel cuore giusto di suo marito che era così severo con loro, diceva a lei dolcemente questa verità: erano uomini e cristiani,