Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
26 | all’erta, sentinella! |
— E ha portata la scansia dei libri, che doveva fare da tanti giorni?
— L’ha portata.
— Non la vedo.
— Grazietta e io non abbiamo avuto la forza di sollevarla e di sospenderla al muro. Non siamo mica molto forti — soggiunse lei, con un pallido sorriso.
— Potevate lasciar fare a Gennaro Campanile, che è abile assai. Egli aveva fatta la scansia, egli la poteva mettere a posto.
La moglie guardò intensamente il marito e una vampa di rossore le salì alla fronte. Egli stesso la guardava, non intendendo.
— Cercheremo di metterla su noi — mormorò poi, come se fosse mortificata della sua trascuranza e del suo rossore.
— Ti stancherai inutilmente, figliuola — disse il marito, con paterna bontà. — Manda a richiamare Gennaro Campanile, oggi stesso: verrà subito e metterà la scansia, là, a destra.
— No, no, — disse lei, precipitosamente: — preferisco stancarmi io.
Egli la guardò, intendendo adesso, e una tristezza gli si diffuse sul volto affettuoso.
— Ti dispiace aver un galeotto per casa? — chiese poi, lentamente.
Ella gli rivolse gli occhi supplichevoli, come per farsi scusare di questo suo ribrezzo.