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24 all’erta, sentinella!

cattivi per l’Italia, la cui stella pareva tramontare. Egli crollava il capo, malinconico, poichè non aveva potuto battersi nel 1866 come si era battuto nel 1860, pensando che tutto fosse buono per servire il suo paese, anche il vivere fra i galeotti, ma avrebbe preferito mettere la vita sul campo, questa volta, per la patria, anzi che fremere di collera magnanima ed impotente nell’isola di Nisida. Malinconico, come tutti quelli che sono nati per la guerra, candidamente e ferocemente innamorati di essa, e che debbono vivere fra le memorie marziali o fra le speranze lontane.

— Cattive nuove? — chiese la moglie, che, presso il balcone del salottino, lavorava a una camiciuoletta di bimbo.

— Cattive — rispose il marito, senz’altro.

Ella chinò il capo sul lavoro, senza domandare. Aveva chiesto così, non perchè s’interessasse alla politica o alla guerra, ma per rivolgere una parola d’interesse al buon marito, per spezzare quel silenzio che durava da troppo tempo. Era una giovanetta dal volto ovale e pensoso, un po’ impallidito dalla maternità; dal corpo sottile nel semplice vestito di lana nera: ogni tanto sogguardava teneramente verso il bambino che stava seduto in terra, sopra un pezzo di tappeto, tagliando quietamente le incisioni dell’Emporio Pittoresco. Era un pallido bimbo di tre anni, dai molli e ricciuti capelli castani, dall’aria dolce e pensosa come