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350 o giovannino o la morte

soli, tenendosi per mano, nella gioia come nel dolore: ella sarebbe libera libera, accanto a lui, per sempre, divisi materialmente solo dalla morte, ma uniti anche di là, poichè ella credeva. Oh venisse presto questo giorno in cui ella sarebbe uscita dalla casa dove aveva tanto sofferto, per andarsene col suo sposo, nella loro casa, dove sarebbe stata la più felice fra le donne. Questo sognava la pia fanciulla innamorata; ma una sera, mentre Giovannino parlava di una bella immagine della Vergine, la Madonna di Valle di Pompei, da appendere al muro della stanza da letto, Chiarina, smettendo di lavorare, osò domandare:

— E il salotto?

— Quale salotto? — intervenne a dire sorpresa la matrigna.

— Il salotto per vedere qualcuno, — disse, quasi tremando, la ragazza.

— E non vi basta il mio? È bello, mi pare, tutto di broccato giallo, pare nuovo, Io, poi, non vedo nessuno, per voi resterà sempre libero.

— Ah! — fece la ragazza, senz’altro.

Sparito il soave sogno di libertà, di solitudine: sparito per sempre, malignamente. Giovannino, con gli occhi bassi, taceva. La matrigna, quella sera non si mosse un momento dalla sua poltrona. La ragazza lavorava vivacemente, un po’ nervosa, spezzando spesso il filo, spezzando l’ago della macchina. Quando Giovannino si levò per andarsene,