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o giovannino o la morte 345


Quando arrivavano alle bellissime litanie della Vergine, Chiarina s’inginocchiava anche lei, appoggiandosi alla sedia come la serva Carminella. Solo donna Gabriella restava seduta, potendo difficilmente inginocchiarsi per la sua grassezza: ma si curvava un poco, come per rispetto. Talvolta mentre le litanie proseguivano, il fischio si udiva un’altra volta da piazza SS. Apostoli, dolce e sottile. Era Giovannino Affaitati che ritornava dal caffè, e prima di rientrare a casa salutava la sua innamorata:

— Sono qui, ti amo, non ti scordare!

Solo le spalle di Chiarina, curvata a pregare, si vedevano trasalire. Donna Gabriella si fermava dal dire le litanie, distratta. E la serva Carminella, che intendeva tutto questo, alzava la voce più forte, come ammonendo, irritata, pregando come se dicesse delle ingiurie, e andandosene via alla fine del rosario, tutta incollerita, ricominciando a dirlo da sè, sola, in cucina, perchè quel primo, con tutte quelle tentazioni, non le valeva, secondo lei, nè per l’anima, nè per il corpo.

Fu così che Giovannino Affaitati cominciò a venire in casa di Chiarina tre volte alla settimana, invece di due: ci venne così, naturalmente, con grande conforto della ragazza innamorata, e senza che la matrigna se ne lagnasse. Giovannino serbava un contegno corretto: parlava poco, a voce bassa, chiedeva sempre il permesso di fumare,