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o giovannino o la morte | 331 |
— L’amore da lontan non si può fare — canticchiò don Alfonso, che si vantava di una voce fenomenale.
I Manetta e i Ranaudo ascendevano le scale piano piano, mentre comparivano gli inquilini del terzo piano, alle finestre e ai balconi. Dimentichi, i due innamorati si guardavano negli occhi.
— Devi dirmi un’ultima volta che mi vuoi bene, Chiarina.
— Un’ultima volta? Sempre, sempre, ti voglio bene.
— Dammi la mano, Clara.
Ora ella ammucchiava i cerchi di fune, per farsi più alta, per arrivare a lui. In questo compariva nel cortile la povera Orsolina, trascinandosi dietro i figliuoli e sapendo di avere alle calcagna donna Gabriella. Levò il capo donn’Orsolina, vide gli innamorati, vide il pericolo che correvano di esser sorpresi: e malgrado la sua felicità, diede in un forte urto di tosse, che chiamava, che avvertiva, che cercava salvare. In quel momento trionfalmente i due giovani erano arrivati a toccarsi un dito, innanzi a tutti, nella calda mattinata primaverile, felici di quel piccolo innocente favore: fra i sorrisi taciturni o distratti di tutti che fingevano di non vedere. Anche donna Gabriella aveva visto, entrando. Ma il silenzio indulgente, pietoso, di quella povera gente, o vecchia, o infelice, o ammalata, di quella buona gente