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o giovannino o la morte 313


— Elisa, le chiavi?

— Le ho in tasca.

— Elisa, il gatto?

— È chiuso nello stanzino del carbone.

Intanto il sagrestano aveva cominciato a scampanellare. Ora ci volevano soltanto dieci minuti e sarebbe cominciata la messa cantata. Nell’appartamento del secondo piano a dritta, un grande appartamento di dodici stanze, vi fu un grande sbattere di porte e un andirivieni, e una forte voce di donna gridò:

— Chiarina, Chiarina!

— Chi è? — rispose una voce da una stanzetta vicina.

— È suonata la seconda volta, la messa — gridò la voce di donna Gabriella, mentre ella si affibbiava un braccialetto d’oro, a catena, assai pesante.

— E va bene — rispose la sottil voce di Chiarina dalla sua stanza.

— Ti vuoi perdere la messa, non è vero? — gridò donna Gabriella, affibbiandosi un altro braccialetto d’oro, ad anelli grossi, assai massiccio. — Vuoi perdere anche l’anima?

— Ognuno pensa all’anima sua — rispose di dietro la porta la voce di Chiarina fatta stridula.

— Sentite chi ha il coraggio di parlare, sentite! — urlò donna Gabriella mentre cercava invano di abbottonarsi i pesanti orecchini di oro, a perle e brillanti.