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18 | all’erta, sentinella! |
istintive di quelle folle di colpevoli, le due note bestiali, brutali sono appunto la paura, una paura vaga, indistinta, grande, di tutto, di tutti, e un egoismo basso, cupo, crudele. Egli era andato con loro alla cappella, una grande chiesa nuda, imbiancata di fresco, dove quella folla si era messa su certe panche di legno: e metà di essi, in vero, pregavano, alcuni con un fervore di fede, levando talora la voce, come se li premesse una emozione soverchiante, alcuni con un ardore d’ipocrisia, che si leggea sui volti pallidi, sulle bocche sottili, negli sguardi obliqui. Nella chiesa i berretti verdi e i berretti rossi, con quel numero cucito in bianco, che è il solo nome del galeotto, erano tutti via, e le prime ore della sera cadevano su quelle centinaia di difformi teste di delinquenti. Ma i custodi, malgrado la misticità del luogo e dell’ora, stavano ritti sogguardando così acutamente, temendo sempre la sorpresa: e nel grande silenzio, alla sottile voce del prete vecchio, che dava la benedizione, si udiva unirsi solo il mormorio di quelli che pregavano, e uno scricchiolìo monotono, incessante, quello delle catene smosse ogni momento, rialzate penosamente, alle volte cadenti con un gran rumore di ferro.
Raggricchiato in un angolo, Rocco Traetta era stato vinto da una grande timidità: e senza pregare, senza parlare, non sentiva altra sensazione acuta che il peso insopportabile di quell’anello di