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naro, mentre l’indomani Francesco Sorgente sarebbe venuto a scacciarle dalla loro casa. E nell’angelico cuore del poveretto, invece della collera, invece dello sdegno, nasceva una pietà, una pietà infinita per le due donne disgraziate; non poteva immaginare la faccia benedetta di sua madre, il sereno volto di sua sorella, senza esser preso da un gran tremore di compassione. Mentre l’ira pel denaro perduto e il terrore della miseria, un po’ dappertutto, disuniva i cuori e svincolava i nodi più stretti, egli sentiva l’amore per la famiglia diventare più profondo nella sventura, sentiva all’affetto mescolarsi un culto pietoso, un’adorazione fatta di protezione, qualche cosa di più alto, di sublime. E nella notte egli pregò il Signore di misurare la tempesta a quei deboli, ingenui cuori femminili pregò il Signore di dargli forza, perchè egli potesse, in questa disgrazia, fare il suo dovere di figlio amoroso; pregò il Signore, perchè dalla sua bocca e non da altro, le sue donne sentissero la fiera novella. E con sforzi inauditi, il giorno seguente, il professore Alessandro de Peruta potè mandare a sua madre e a sua sorella il denaro per il viaggio, scrivendo loro che venissero immediatamente, e ogni momento che passava, raccomandandosi a Dio, perchè non sapessero la trista notizia a Giffoni o in viaggio. La madre era vecchia e stanca, la sorella così semplice e buona; un tal colpo poteva annientarle. E pieno di un novo co-