rella: e toglieva loro il tetto, la vecchia casetta di famiglia il ricovero sicuro. Lo guardavano con pietà, dovunque, questo spettro di uomo piccolo, malaticcio e miserabile, ovunque si poteva ancora aver pietà; e appena appena osavano dirgli che i depositanti della banca Costa erano i più malaugurati di tutti, che non vi era niente, niente dei dieci milioni. Quel giorno egli non andò alle sue lezioni, non andò a colazione, non andò a pranzo e tormentato soltanto da una sete ardente, stanco, ma incapace di rientrare nella sua stanzetta di palazzo Cariati, girava, girava, bevendo ogni tanto, macchinalmente, dall’acquaiolo, un gran bicchiere d’acqua, senza sciroppo, che pagava due centesimi. Qual notte egli passò, lassù, nella piccola stanza, fredda, solo, solo, solo! Aveva cercato di Eleonora Triggiano; ma ella era lontana lontana, avendo portato altrove, insieme a Paolo Collemagno, il suo amore e il rimorso quotidiano del suo peccato; aveva cercato di Carlo Triggiano, il collettore della banca Costa, ma costui, all’alba, aveva preso il diretto per Torino e Parigi, e non solo, dicevano i maligni del palazzo Cariati, ma portandosi via una donna e il danaro della povera gente; e il professore, a mezzanotte, era rientrato stanco affranto, immergendosi nel freddo, nella solitudine, nel pianto, sentendo che cosa avrebbero sofferto, le due povere donne, a Giffoni, quando avrebbero saputo che avevano perduto tutto, la casa e il de-