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nessuna lettera? Niente. Ella crollò il capo, sentendo sempre più quella gravezza del destino piegarle il coraggio. Non potette resistere a salire in casa, così, ad aspettare: la mordeva un bisogno di muoversi, di agitarsi, di cercare suo marito anche inutilmente. Diede l’ordine al cocchiere di portarla alla banca Costa, ma arrivò che chiudevano i cancelli: quel giorno per raccogliere il molto denaro che veniva portato in deposito avevano tenuta aperta la banca un’ora più tardi. Non osò domandare nulla a quegli impiegati che discendevano chiacchierando, ridendo e fumando, felici di quella liberazione, con la parola alta e il riso sonoro che le ricordò quello di suo marito: e li guardò soltanto, sgomenta, pensando che fra tre o quattro giorni, non avrebbero riso più.

Discendendo di là, a caso, per sfogare la sua angoscia andò girando da un posto all’altro, dove probabilmente o chimericamente poteva trovare suo marito: al circolo che soleva frequentare, al caffè, in un paio di case d’amici, così, come presa da una follìa di ricerca. Non usciva dalla carrozza, perchè temeva che tutti le leggessero in volto la disperazione; ma mandava su, dentro, il cocchiere, con un’ambasciata precisa, ma frettolosa; e aspettava nelle penombre della sera già discese, stringendo le dita incrociate, come una trangosciata preghiera le unisse. Il cocchiere lentamente faceva l’ambasciata e lentamente ritornava, perchè era