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dosi nel coupé, si lasciò andare col capo sulla spalliera, con gli occhi chiusi, accasciata e pur viva nella sua angoscia, invocando da Dio la forza per muovere il cuore di suo marito. Ahi che non aveva speranza. Era un essere frivolo e frivolmente vizioso, un meridionale chiacchierone o bugiardo, allegro e grossolano, che quando l’aveva amata, aveva finto tutte le delicatezze del sentimento: breve finzione amorosa dopo la quale era venuta prestissimo una delusione profonda. Come lo avrebbe colpito, commosso, poichè egli non conosceva più la dolce influenza della virtù e della onestà, poichè avendo denaro, ne aveva voluto ancora, ancora, molto, troppo, strabocchevolmente, rubandolo, truffandolo, essendo complice necessario della truffa, del furto? Quale parola altamente onesta avrebbe risvegliata la coscienza del giocondo malfattore? Ahi che ella non aveva speranza e tutto le pareva irremissibilmente perduto! Cercava, in quel lento viaggio dì discesa verso Napoli, di fare un piano, un piano pratico ma tutto le pareva svanisse innanzi alla lieta sfrontatezza di suo marito. E non era povero, no: il delitto era anche più grave, così. Che dire a un uomo simile?
Era assai tardi, quando arrivò a casa: e senza discendere dalla carrozza, chiamò a sè il portinaio, e gli chiese se per caso fosse ritornato suo marito. No, non era tornato. Era venuto nessun dispaccio,