lutò, cavando il berretto dall’arma reale, entrarono nel parco profondo. La sottile ghiaia del viale coperta ancora di foglie gialle dell’inverno, ancora tutta umida di pioggia, non strideva neppure; e già i larghi prati in discesa, già gli alberi nudi si coprivano di una verdura tenue, chiara, già un sottile odore di violette si mescolava a quello fresco, umidiccio dei rosei anemoni, i fiorellini glaciali dei boschi oscuri dove non penetra sole. Andavano. Ella accanto a lui, man mano sentiva placarsi quelle sensazioni forti e fugaci di disperazione che dalla mattina avevano schiantato a intervalli il suo cuore risuscitato e una rinascente speranza di bene sorgeva, fresca, ingenua come la prima verdura dei boschi, come quella piccola flora della foresta, innocente e gelida. Egli, che non la vedeva da vicino da molto tempo, si lasciava andare al puro diletto di contemplarla, nei suoi abiti neri scintillanti di giaietto, bianca e bionda, con un’aria giovanile, come una giovanetta che allora si affaccia alla esistenza. Andavano. Ora ella sentiva staccata da sè la sua pena: ma sentiva freddamente, serenamente, che aveva da compiere un dovere, uno stretto dovere verso suo marito che era in pericolo. L’ultimo dovere — pensava — e questa parola ultimo, bizzarra, fatidica, a lei ancora inesplicabile, le ritornava continuamente alle labbra, come se fosse la parola della sua esistenza.