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trenta per cento 259


— Una lettera? — fece quella, sempre distratta.

— L’hanno portata a mano e il servitore attende la risposta.

Ella aprì. Le scriveva Paolo Collemagno.

La breve lettera diceva:

«Signora Eleonora. L’incarico che mi deste è compiuto. La persona che amate è in grave pericolo. Voi sola potete salvarla. Ditemi dove posso vedervi oggi, subito. Non oso chiedervi di ricevermi in casa vostra. Dite voi: io obbedirò. Credete alla mia profonda devozione. Paolo Collemagno.»

Ella guardava la lettera e pensava. La persona che amate! Quale persona? Ella sentiva di non amare più nessuno nè sè stessa, nè gli altri. Nessuno, nessuno. Ma se si chiedeva a lei un ultimo sacrificio, in nome del suo passato, lo avrebbe fatto. Portava il nome di quell’uomo, lo avrebbe salvato: avrebbe cercato di salvarlo, poichè si sentiva scoraggiata, un po’ indifferente, infastidita di esser tratta dal suo torpore. E lentamente, scrisse, per la prima volta, queste parole a Paolo Collemagno:

«Se più tardi uscirà il sole, aspettatemi nel parco di Capodimonte, nel primo viale. Vi sarò. Grazie — Eleonora Triggiano.»

E mandò questo vago, indeciso appuntamento all’uomo che l’adorava. Forse, tutto il giorno vi sarebbe stata la tempesta, ed ella avrebbe evitato