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trenta per cento 257

quantità di piccoli fatti esteriori, per sfuggire al grande fatto che le si svolgeva nell’anima:

— Chissà dove sarà, il signore? — chiedeva ogni tanto Raffaella, che non potea resistere a quella idea di un tale abbandono.

— È attorno pei suoi affari — rispondeva vagamente Eleonora.

Ma come le domande della premurosa cameriera si facevano più fitte, un giorno, seccamente, le disse:

— Vi prego, Raffaella, di non occuparvi di queste cose.

Così, nessuno più le parlava di suo marito; e niente più poteva trarla dal grande letargo spirituale dove il suo dolore non aveva più acutezza, Domandava di lui, così, per una curiosità vaga, senza spavento, senza gioia.

— Forse verrà oggi, — soggiunse quella mattina a cameriera, aiutando la signora a vestirsi.

— Forse... — mormorò Eleonora Triggiano. Ma un improvviso scroscio di pioggia interruppe i loro discorsi. La primavera precoce napoletana si annunziava con quelle grandi dolcissime pioggie che cadevano con gran rumore, dissipando il freddo dissipando la tramontana, lasciando l’adito ai molli soffi che turbano i nervi, perchè sono come carezze lievi di mani innamorate.

— Piove, peccato! — disse Eleonora.

E intravvide tutta una lunga giornata nel suo