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trenta per cento | 243 |
arrovesciato, con la bocca spalancata, pieno del piacere di poter urlare a piena voce:
— Tre fazzoletti una lira!
— Na scopetta quindici soldi!
— Lacci per lenti e orologi, a un soldo, a un soldo!
— Sei bicchieri una lira, una lira sei bicchieri!
— Sparate, sparate! — urlava, sopra tutti, il venditore di bombe-carta, di trictrac, di fuochi di bengala, di fruvoli pazzi.
Quelli che più comperavano erano i provinciali. Quando mai, di Natale, i provinciali erano venuti a Napoli? Per lo più tengono a celebrare la festa del Bambino al loro paese, a Santamaria a Venafro, a Potenza, a Nocera, a Cassino, a Teano a Cotrone; eppure quest’anno nell’inverno erano venuti, certamente per andarsene la vigilia di Natale, ma rendendo Napoli più piena, più ingombra. Erano venuti, a frotte, con l’arciprete alla testa, con le donne vestite interamente da contadine o metà da signorinelle: erano venuti i grossi proprietarii con le figlie da marito, col ragazzo uscito di collegio; i notai panciuti e i medici tabaccosi: i piccoli avvocati magri e rabbiosi coi maestri elementari scarni e sparuti; coloni in grossi stivaloni in giacchetta di velluto marrone e cappello, alla brigantesca: i venditori di cereali e i loro furbi compari. Tutti erano sbarcati coi treni di Foggia di Benevento, di Reggio, di Eboli, avevano inon-