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ancora un po’ affogata dagli odori di pesce, di salami, di formaggi, di conserve acetose, di erbe odorose. Ed ella respirò, uscendo a Toledo, al lago della Carità.

Era da quel punto che cominciava la vendita dello cosìdette bancarelle per finire a Santa Brigida. In piazza della Carità, per terra, da una parte stava un venditore di canestri di vimini, di tutte le forme, dai panierini che i piccoletti portano alla scuola con la merenda dentro, ai cestoni per la biancheria: e altro segmento lo occupava, sempre per terra, uno stagnino con le sue caffettiere, le sue padelle, lo sue marmitte e i suoi secchi.

Na caffettera quindici soldi, scialate scialate! — declamava lo stagnino.

A nu soldo, u panariello p’ a criatura — strillava il canestraio.

Ma la signor Eleonora non si fermò: un distributore, di manifestini a mano, manifestini gialli, rossi e verdi, gliene aveva posato uno sul manicotto. Ella lo leggeva macchinalmente: era un manifestino della banca Ferrero e compagni, sita in via San Giacomo — dirimpetto al Banco di Napoli, la quale avvertiva chiunque avesse denari disponibili che essa offriva il venti per cento al mese in oro, su deposito di carta, il che faceva salire l’interesse anche più su del venti per cento: la banca era aperta dalle dieci alle cinque e pro-