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trenta per cento 239

fichi secchi di Calabria, uva passa di Sicilia, prugne secche coperte da uno strato di zucchero biancastro, piccole ciliegie secche tutte rughe: e pasta fina, pasta grossa, maccheroni di tutto le dimensioni e tutto ciò coperto di fiori artificiali di carta colorata, di festoni dorati, ad archi, a cascate, un vero immenso baldacchino quadrato, sotto cui, fra le casse, le panche, lo canestre, la gente si affollava.

E sotto l’arco della bottega, un gran cartello scendeva, oscillante, urtato dai cappelli di coloro che entravano ed uscivano: sopra, a vividi colori, gialli, azzurri e rossi, vi era dipinto un grosso Pulcinella, che mangiava con le mani un piatto di maccheroni al pomodoro di un rosso scarlatto, accecante, e accanto al Pulcinella la scritta:

A chiunque viene a comprare
     Un chilo di pasta voglio regalare,
     Vera pasta della Costa.
     Viva viva la banca Costa!

Volea dire che da tre giorni, il venditore di pasta, di frutta secche, di sciosciole, a chiunque entrasse in quel magazzino per comperare dei fichi secchi o delle noci, dell’uva passa o della pasta, donava un chilo di grossi maccheroni detti di zita. Un chilo di quei maccheroni un po’ nerastri costava mezza lira: ed erano preparati, in