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236 trenta per cento


— Tre lire, tre chili, — strillava più di lui, un compratore. E il dibattito ferveva, acuto, sopra un soldo, sopra due, e alla fine il compratore o il venditore facevano atto di generosità, buttando via sei soldi.

— Te le voglio dare per queste sante giornate — esclamava il pescivendolo, incartando le alici.

— A tre lire, a tre lire — strepitava il venditore di anguille, buttando grandi spruzzi di acqua sulle pance bianche e opache delle anguille.

E tutta l’animazione, tutta la febbre napoletana era in quel flusso e riflusso di persone intorno alle tavole di marmo, intorno agli enormi canestri, sotto i grandi ombrelloni di tela nera intorno alle grandi panche coperte di cestellini, intorno ai catini donde i polipi vivi, nel fondo biancheggiavano. Un fanciullo traversava a stento la folla, levando in alto un grosso gambero scuriccio, dalle zampette minacciose accanto alla mamma carica di altre provvigioni, una fanciullina camminava, portando quattro anguille sospese per un vimine alla sua piccola mano. Sul suolo era una melma che odorava di fango marino, e l’aria sciroccale era piena di sentori tra fetidi e acuti, e una umidità glauca parea fosse intorno a tutte le persone e a tutte le cose.

Eleonora Traggiano portava ogni tanto il fazzoletto alla bocca per respirare un po’ d’ireos che profumava la battista: ma in quella gran baraonda,