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trenta per cento | 235 |
quartiere popolare alto, il vocìo di Natale si faceva più grande, più grande, ed ella si trovò, a poco a poco, travolta nella folla. Già erano cominciate lo contrattazioni del pesce, sulle pietre di marmo, e sulla ricchezza del mare napoletano; sui canestri pieni di alighe e di pesci semivivi, spruzzati di acqua, si elevava l’urlìo allegro.
— Sette lire, sette lire, questa spinola!
— Sei lire! — gridava un cuoco.
— Niente, sette — gridava il venditore, allegramente.
— Sei e cinquanta!
— Niente, sette.
— Dammela: hai ragione che ci sta Ruffo-Scilla — strillava il cuoco passando le sette lire.
— Evviva evviva Scilla! — esclamava il venditore.
— Evviva Scilla! — esclamava la folla.
Eleonora Triggiano fra quegli odori così morbidi di acqua marina, di ariguste e di anguille guizzanti, di triglie rosse tutte contorte in quello scirocco pomeridiano, così tepido, si sentiva soffocare. Ma la gente che comperava, massime la gente minuta, massime la povera gente era tanta e le contrattazioni così lunghe, così tumultuarie, che ella avanzava lentissimamente, spinta, urtata, stretta da tutte le parti.
— A ventiquattro soldi, a ventiquattro — strillava il venditore delle alici.