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222 | trenta per cento |
— Francesco secondo, il Borbone. È lui che vuol fare la carità al suo popolo napoletano e dopo, quando avrà beneficato tutti, tornerà qui, e tutti lo accoglieranno a braccia aperte. Lasciamo fare a Dio dice il parroco quando sente questi discorsi. Sapete la canzone che servirà di avviso, per il ritorno di Franceschiello?
— Ma, non so niente, — rispose la signora con una cupa disperazione.
— Arapite port’ e ffeneste ca chill’ amico è leste. Significa che si può far festa, che Borbone sta per entrare. Ma noi vogliamo il venti per cento capite? Ci siamo fatti certi conti, mammà ed io, per tanti mesi di deposito.
— Questi sono i denari, — disse dopo una breve pausa di silenzio, la beghina, tendendo un’altra volta il fascicoletto alla signora Eleonora. Ma... ci siamo bene intese eh? Venti per cento: se no ci teniamo queste poche lire e ne faremo un altro uso.
— Tenetevele, — disse freddamente la signora Eleonora.
— Come?
— Io non le prendo.
— E perchè? Perchè abbiamo chiesto il venti, invece del diciotto? Ah signora mia, signora mia, siamo così povere, così povere e il mondo è tanto tristo! Vi assicuro che se non avessi quella vecchia di mia madre, non ci penserei neppure; ma