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trenta per cento 221

come era naturale, che si trattasse di qualche centinaio di lire.

— Poco, poco, sfortunatamente, — disse la beghina, continuando a contare con le cifre che le sibilavano fra le labbra. Pazientemente, appoggiando la fronte a una mano, coprendosi gli occhi come per non vedere un orribile spettacolo, la signora Eleonora aspettava che la beghina avesse finito di contare. E ciò durò un pezzetto. Quietamente la beghina, avendo trovato il suo conto, ripiegò i denari e ne fece un rotoletto, tendendolo alla signora bionda.

— Sono quarantamila lire, — disse nettamente la beghina.

— Che?

— Quarantamila lire, — replicò.

— Vostre?

— Fatiche nostre.

— E volete metterle alla banca?

— Già, ma vogliamo, per favore, il venti per cento al mese.

— Per favore?...

— Vostro marito ce lo deve fare, questo favore. Che gli fa, a Costa? Il diciotto, il venti, per lui che ne guadagna tanti è la stessa cosa.

— Con chi credete che li guadagni?

— Non lo sapete? È il marito vostro che lo dice. Sono denari di Franceschiello.

— Chi, Franceschello?