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trenta per cento 219


— Io sono venuta da voi, — riprese la beghina, indicando che veniva al fatto, — perchè il marito vostro don Carlo, è tutta cosa del signor Costa, quel gran banchiere, quel benefattore di Napoli; il signor Carlo può fare assai, per mammà e per me. Lo volete pregar voi che siete la moglie?

— Donna Concettina, voi non mi avete detto che cosa desiderate dal banchiere Costa. Mio marito, sì.... credo che lo conosca....

— Altro che lo conosce, è collettore....

— Come sarebbe?

Collettore.

La signora Eleonora ebbe come un colpo al cuore, da questa parola misteriosa. Non disse nulla. La beghina aveva immersa la mano nella borsa, dove era ricamato in tappezzeria il gallo e cercava nel fondo. La signora Eleonora credè di vederne uscire la supplica con cui donna Concettina, anche a nome di sua madre, cercasse un piccolo sussidio al grande banchiere Costa. Ma non ne uscì una carta piegata di lungo, come è l’abitudine di scrivere le suppliche a Napoli; ne uscì, invece, un portafogliaccio di cartapecora gialla, proprio gialla, qua e là scuoiato e tenuto stretto da uno spago.

La beghina lo teneva preziosamente nella mani, toccandolo come se fosse un oggetto sacro, e deponendolo sulle ginocchia, dopo aver posato la borsa a terra, che si afflosciò come un cencio molle, aprì il portafogliaccio.