Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
trenta per cento | 217 |
— Voi mi dovete fare una carità, — mormorò donna Concettina.
— Volontieri, per quanto posso, — rispose la signora Eleonora, che non era molto ricca, ma aveva il cuore ai poverelli.
— Io so che voi siete un buono spirito, una santa persona e ho pensato che non mi avreste detto di no. Sarà proprio una grazia particolare.
— Dite, dite, — ribattè pazientemente la bionda signora non volendo dimostrare la sua noia per tanti preliminari.
— Dovete sapere che io e mia madre siamo così povere, così povere, che se non avessimo quell’arte di rammendare le calze di seta e i merletti antichi, proprio non sapremmo come vivere. Ah signora mia, com’è duro, com’è difficile vivere onestamente — soggiunse con un sospiro, come se uscisse da lotte terribili, dove la sua virtù era per naufragare.
— È vero, è assai difficile — osservò la signora Eleonora, con un profondo sospiro.
— Chi non ha i suoi tormenti? — riprese la beghina, gittando uno sguardo scrutatore sul bel volto di Eleonora. — La vita è una milizia. Chi combatte molto, chi poco, ma tutti combattono. Mia madre ed io siamo state in una continua guerra. Ora solamente, pare che ci sia un filo di speranza.
— In che modo? — chiese distrattamente la si-