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con due scale grandi, tre più piccole e due di servizio, con ventiquattro fra appartamenti piccoli e grandi. Qual solitudine! Dove era il marito? A Salerno, complicandosi in quei terribili affari che le davano tanto spavento, e che lo avrebbero forse condotto alla catastrofe del suo onore: a Salerno, in compagnia di quella donna dagli occhi dipinti, di Lidia Gioia, che mangiava allegramente i napoleoni d’oro, guadagnati illecitamente. La solitudine! Ma dove era dunque Paolo Collemagno? Oh certo quello era poco lontano, nella sua stanza del terzo piano, scrivendole una di quelle lettere profondamente commosse, a cui ella non aveva mai risposto, ma che non osava respingere, per pietà. O forse era In cerca di notizie precise, per quell’ardente preghiera che ella gli aveva fatta, per salvare suo marito: e questo significava ancora amarla, amarla così bene, così eroicamente, che ella si sentiva turbata nell’anima, sentendosi legare da un vincolo di gratitudine profonda. Ma giusto colui che l’amava, che sarebbe accorso a lei con passione, che non l’avrebbe lasciata mai, giusto Paolo Collemagno ella non poteva chiamarlo a sè: la solitudine era la purità, quella compagnia sarebbe stata il peccato. Sola, sola, sola.
E quando entrò la cameriera a dirle che donna Concettina, la bizzoca, volea dirle qualche cosa, pur di uscire da quella solitudine, pur di uscire da quella desolazione, pur di liberarsi da quella cappa di pen-