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trenta per cento | 207 |
Ella aveva chinato gli occhi e impallidiva. Ma egli aveva sofferto troppo e lo teneva come un piacere acuto della sua sofferenza e dell’altrui. Continuò, fiacca niente, come se narrasse un fatto poco interessante:
— Il Giardino d’inverno è un po’ teatro, un po’ cafè-chantant, un po’ trattoria dove si cena allegramente dopo lo spettacolo. È il ritrovo di giovinotti galanti, di mariti indipendenti e di signorine galanti e indipendenti....
— Ho inteso, ho inteso, — fece ella, affrettando il passo, come per non udire più.
— Ora che pare sia venuto un tempo di grande prosperità per Napoli — continuò lui, deciso ad andare sino in fondo, — poichè tutti quelli che credono in queste banche sono diventati ricchi, e sono diventati ricchissimi i banchieri, il Giardino d’inverno, ogni sera, è pieno di gaudenti. Quanto denaro corre! Vostro marito, ieri sera, faceva risuonare i suoi napoleoni d’oro innanzi agli occhi dipinti di Lidia Gioia.
Ella non osò più dire nulla; ma le fiamme della vergogna le erano salite al volto delicato. Stava quasi per arrivare alla sua casa, quando un dubbio ricominciò a crucciarla.
— Mio marito è mescolato in queste banche? — domandò.
— Pare, col banchiere Costa.
— Ed è una cosa pericolosa?