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194 | trenta per cento |
Anche qualcun altro si meravigliava di quella semplicità, quella lestezza, forse avrebbe desiderato maggiori formalità bancarie; ma non osava lire nulla, vedendo che gli altri se ne andavano, allegri, felici, come se fossero liberati da un grave peso, contenti di essersi sbrigati così felicemente.
Come la cifra era più grossa, la gente più indietro avanzava il collo, per scorgere il fortunato che potea mettere sulla banca Ruffo-Scilla delle migliaia di lire mentre essi stringevano timidamente le loro poche centinaia di lire, e sospiravano, pensando ai grossi e rapidi interessi che si sarebbero potuti realizzare con molte migliaia di lire. Ah come li invidiavano, i piccoli depositanti, quelli che potevano portare al miracoloso Ruffo-Scilla, al benefico Ruffo-Scilla, tanti denari, per averne poi, in fine mese molti, e in fine trimestre moltissimi! Il professore de Peruta vedeva tutto questo, e la sua sorpresa cresceva, cresceva. Si rizzava in punta di piedi, piccolo com’era per guardare dallo sportello nell’interno del salone.
E il professore si rammentava bene in quel momento, per una bizzarra legge di ravvicinamento, una impressione avuta, tre o quattr’anni prima, alla capitale d’Italia, a Firenze. Era andato colà in cerca di un po’ di protezione, per il posto che aveva poi avuto, nella Scuola normale. Si ricordava che un giorno, specialmente, esaurita la sua pra-