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trenta per cento 193

largasse sempre più, con un movimento rapidissimo. Quella folla lo spaventava: sì ritirò in un cantuccio, si voltò verso li muro, e cavò dal portafoglio le settecento lire delle sorelle Fasulo contandole ancora una volta, dividendole in un gruppo di trecento lire e in un altro di quattrocento lire, mettendosele in mano, divise, mettendosi anche lui alla coda della processione che avanzava lentamente. Pure, l’operazione di deposito era così semplice! Un elegantissimo impiegato, giovane, dai capelli lucidi di brillantina, dai mustacchi arricciati col ferro, che portava alla cravatta una magnifica perla nera e al dito mignolo un grosso brillante legato in oro massiccio, smaltato come se fosse ferro, scriveva rapidamente la cifra del deposito in un piccolo libro, così detto a madre e figlia donde staccava la piccola ricevuta, che, dopo averla bollata, consegnava al depositante. E nel medesimo tempo, con voce forte, per far udire a tutti, gittava il nome del depositante e la cifra del deposito a un altra impiegato, dietro il cancello di legno, un altro impiegato che scriveva in un altro piccolo registro. E i nomi cadevano, così:

— Francesco Jadicicco, quattrocentotrenta!

— Pasquale Foderaro, duemilasettecentosettanta!

— Salvatore Apricena, centoventi!

— Barone Costanzo Vasaturo, settemilanovanta! Rapida operazione, che seguita acutamente da Alessandro de Peruta, lo riempiva di meraviglia.