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188 trenta per cento

Antonio, — disse il giovanotto, soggiungendo il nome di un celebre medico.

— Don Antonio può metterci questo e altro — soggiunse un vecchietto, un pensionato delle antiche intendenze di finanze borboniche, che passava sempre due o tre ore nella libreria di don Filippo Gambardella, immobile, silenzioso, dicendo una frase ogni mezz’ora.

— Voi non ci mettete niente, don Filippo? — disse il giovanotto, con voce insinuante.

— Io vendo libri, — fece l’altro. Ma pure, la voce era malsicura.

— Scommetto che domani vi decidete, — disse ridendo Gaetanino Starace. — Volete che venga domani?

— Ma che siete banchiere anche voi? — disse don Filippo Gambardella.

— No, ma sono amico di Ruffo-Scilla, — rispose l’altro con finezza. — E poi il piacere lo fo a voi, e non a lui.

— Eh già, eh già — mormorò il pensionato, prendendo tabacco. — Dodici lire sopra cento, è un bell’affare.

— Troppo bello, — mormorò don Filippo che esitava sempre.

— Non ci è paura, non ci è paura, — gridò allegramente il giovanotto, — sono denari inglesi, sono denari che vengono dall’Inghilterra.

— Me lo date, questo Muratori? — disse de Pe-