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I.
Il professore Alessandro de Peruta aveva finito la sua mattinale lezione di storia, nella terza ginnasiale del primo reale educandato. Alfonsina Barracaracciolo, la maestra di guardia, una pallida anemica e taciturna, lo aveva riaccompagnato per il lungo corridoio ad archi, che fiancheggia il giardino sino alla grande anticamera conventuale dai banchi di quercia e dal largo tavolone nero: ivi lo aveva salutato a bassa voce e se ne era andata, lisciando con le magre dita della mano sottile i capelli di un biondo tenuissimo. Ritto presso il tavolone, chinando la contorta persona di rachitico, chinando la grossa testa dal viso giallastro il professor Alessandro de Peruta firmava lentamente il registro di presenza, mentre Barbarella la custode, continuava a far la calza. Ma mentre passava la carta rossa asciugante sulla firma sgorbiata, che la scarna mano cadaverica aveva trac-