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terno secco 175

pubblica sicurezza, in tenuta, corretto, portando in mano un cartoccetto bianco. Si piantò, si cavò il berretto, tirò la giubba, strinse il cinturino e disse dignitosamente:

— Buona sera a questi signori.

— Buona sera, Francesco. Che n’è di Tommasina? — domandò quietamente la signora, mentre la fanciulla restava estatica a guardarlo.

— Eccomi a servirvi. Io stava di guardia, innanzi San Carlo, dopo aver mangiato un boccone, qui, poichè quello che ci dà il Governo è una vera porcheria. Quando ho visto fermarsi certa gente all’angolo dei Cavalli di bronzo e ho inteso qualche grido. Come è di dovere, poichè appena vediamo quattro persone riunite, dobbiamo correre, sono accorso col compagno, Garaguso. Che vedo, signora mia. Mia moglie per terra, coi dolori del parto. Sono cose che innanzi a una signorina si possono dire, perchè sono cose naturali. Tommasina strillava come un’anima dannata. Aveva saputo la notizia del terno che aveva vinto, per la strada, dopo aver comprato tre soldi di caffè come era suo dovere, e tutta sconquassata, era corsa verso San Carlo, per darmi la gran notizia. Un poco per l’impressione, un poco per la corsa, un poco perchè doveva venire il giorno, è stata afferrata dai dolori. Bene; strillando, mi ha raccontato tutto. Ho dovuto metterla in una carrozzella che ho requisita e portarla sulle braccia, per le scale: per fortuna, che