Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
4 | all’erta, sentinella! |
soffiando, gridando con certe curiose voci gutturali, tendendo le manine, perchè la marinara buttasse loro le ciambelle dall’alto della piattaforma di legno. Tutta la spiaggia parea ridesse, con la marinara e coi ragazzi.
Dalla via di Fuorigrotta qualche carretto giungeva, andandosene a dritta, verso Pozzuoli: carretto di ortolano, vuoto, che aveva venduto in Napoli tutti i pomidoro e tutte le molignane di cui era arrivato carico, al mattino: carretto di vinaio dalle botti vuote, che aveva deposto il suo carico di vino del Monte di Procida, in città; e i carrettieri, seduti sopra uno stretto angolo anteriore del carretto, con le gambe sospese, la giacchetta buttata sopra una spalla, andavano trottando, col carro vuoto che trabalzava e il fischiettìo allegro della loro canzone, che accompagnava il leggero trotto. Passò anche un lungo carro stretto di anfore panciute, rotonde, di creta, chiuse da un tappo di sughero, le mummare napoletane, che erano ancora umide e odoranti acremente dell’acqua minerale, che avevano portata in città: il carrettiere era in camicia e calzoni di tela bianca, scalzo, con un berretto scuriccio e lungo, una corta pipetta da marinaio fra le labbra.
Anche dalla via di Posillipo qualche veicolo compariva: ma erano carrozze cariche di provinciali venuti in Napoli a fare i bagni e che visitavano scrupolosamente i dintorni, non pigliandovi nessun