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terno secco 161

passeggiate in due, col passo cadenzato, pronunziando una parola ogni mezz’ora. E qualcuno, ogni tanto glielo diceva, a Tommasina; che essendosi sposata solo alla chiesa, come tante altre innocenti un giorno o l’altro Francesco l’avrebbe piantata.

— Ci hai una lira — disse Francesco, levandosi su, e stringendosi il cinturino.

— No — fece la moglie dando una spallata.

— E che ne fai dei quattrini?

Quella lo guardò con tanta ira e con tanto dolore, chiedendosi quasi come osasse parlare di quattrini, egli che non portava niente a casa e voleva esser nutrito: miracolo se, ogni tanto, le elargiva un paio di lire. Lo guardò soltanto: ma Francesco, con molta dignità, fece il saluto militare, girò sui tacchi e se ne andò, mormorando che vi era scirocco, in quel giorno. Andava a montar la guardia, lui, alle tre: sarebbe tornato a casa alle undici. Se voleva qualche cosa, era di servizio innanzi San Carlo.

Quando ella rimase sola, ebbe un minuto di accasciamento: ma, umile com’era, ricominciò il suo lavoro, perchè fosse pronto il pranzo alle padrone. Alle quattro tutto era pronto: ed ella, abbattuta dalle scale, dai pesi che aveva portato, dalla fatica, si mise in un angolo del salotto, sopra una sedia con le mani sotto il grembiule, dicendo il rosario: e sonnecchiava, col capo sul petto presa da un gran torpore. Ma alle cinque e un quarto, Carminiello, un monelluccio di otto anni, che facea da mozzo di