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2 all’erta, sentinella!

di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. Durante la siesta, il piccolo stabilimento di bagni marini, sulla spiaggia, era rimasto deserto, lasciando vedere, dalle porticine spalancate e battenti al ponente, i camerini vuoti; l’osteria dei Bagnoli, ritrovo di buontemponi, di duellanti, di amanti, aveva sbarrate tutte le sue finestre, sbarrate tutte le porte delle sue terrazze. Non un canto giungeva, non un grido, non una voce; il mare stesso, luccicante al sole, pareva immobilizzato nel grande sonno degli uomini e delle cose. Solo il ponente aveva soffiato, per qualche tempo, dal mare alla terra, sollevando dei turbini di polvere sulle due strade di Posillipo e di Fuorigrotta, piegando e sollevando i fitti papaveri delle coste verdi, facendo roteare delle picciole trombe di arena bigiastra della spiaggia, facendo agitare le persiane sospese delle case bianche e sfrondando le passiflore sui pergolati delle terrazze, nell’osteria dei Bagnoli. Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.

Ma l’ora pomeridiana declinava nel lungo crepuscolo estivo, diffondendo una grande dolcezza intorno. Una moglie di marinaio, alta, bruna, magra, dalle gambe color bronzo e dai piedi nudi,