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terno secco 139

ben condita di olio: la devi mangiare avanti a me, se no, non sono contenta.

— Dio ve lo renda — disse Tommasina, scendendo lo scale pensando che sarebbe stato meglio per lei avere i sei soldi, mentre donna Luisa Jaquinangelo e Concettella, sul pianerottolo chiacchieravano fra loro, per stabilire come si doveva giuocare quel biglietto.

Sotto il portone Mariangela discorreva con Gelsomina. Mariangela era la cameriera della marchesa Casamarte, che abitava al primo piano nobile, una gran signora, per quell’ambiente borghese, l’aristocrazia del palazzo Jaquinangelo, che aveva la carrozza nel portone del palazzo Ricciardi, dirimpetto, e passava ogni tanto, vestita di seta, con un gran naso borbonico nel viso lungo e smorto, e un gran profumo di joekeyclub. Giusto Gelsomina era la figliuola del portinaio del palazzo Ricciardi: una bellissima giovine, fiore di bellezza provocante e inebbriante vestita di teletta con le scarpe scalcagnate, le calzette di cotone rosso stinto e il viso incipriato delle monelle napoletane: mentre discorreva con Mariangela, faceva rapidamente delle stelle, all’uncinetto, con cui formava delle coperte, che vendeva alle fidanzate dei dintorni, poichè allora la moda popolare delle spose era la coperta all’uncinetto, col trasparente roseo o azzurro.

— Vai a far la spesa? — domandò a Tommasina, Mariangela, la cameriera elegante, col cappello.