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tervi dentro la spesa, poichè, da tempo, la cesta di paglia, testimone dei bei tempi lontani, in cui si compravano al mercato polli e raguste, si era sfondata. Giusto, sul largo pianerottolo, la vicina di casa, che era anche la padrona del vecchio palazzo, donna Luisa Jaquinangelo, fiancheggiata dalla sua serva Concettella, contrattava dei pomidoro, con un venditore ambulante, che era stato chiamato su, dalla strada, ed era venuto con due larghe canestre piene di pomidoro. Concettella ed il venditore erano inginocchiati, uno da una parte, uno dall’altra delle canestre: e Concettella, quando vedeva mettere nella bilancia del venditore dei pomidoro troppo piccoli o troppo maturi, stendeva la mano e cambiava il pomodoro: il venditore levava il capo e si metteva a protestare, non volendo più vendere nulla, posando la bilancia. Donna Luisa Jaquinangelo, ritta sulla soglia, assisteva, tranquilla, mettendo ogni tanto una parola: era assai brutta, dal viso prominente di capra, ma correttamente pettinata dalla pettinatrice, avvolta in una vestaglia di tela di Russia, gran lusso in quel vecchio palazzo di S. Maria dell’Aiuto; e malgrado la sua ricchezza e la sua bontà, era il segreto tormento della sua famiglia. Disoccupata, senza preoccupazioni di avvenire, senza guai, senza noie, il suo spirito si accaniva alle più piccole cose dell’esistenza: e il marito, i figliuoli, le serve, i fornitori se la vedevano sempre intorno, pueril-