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terno secco 133

in mano, e guardava la povera serva in faccia dolcemente, quasi volendone invocare la benevolenza e quella guardava le tre lire d’argento, sul palmo della mano, senza parlare, facendo dei calcoli mentali.

— Ci arrivi? — domandò la signora.

— Mo’ vediamo — fece l’altra pensando ancora.

La signora se ne andò, come sollevata.

Dall’altra stanza Caterina, mettendosi il cappello, gridava ancora.

— Tommasina, comprami le albicocche.

— Sissignora.

— Tommasina, comprami una puntina per l’uncinetto e un’oncia di cotone bianco.

— Sissignora.

— Tommasina, comprami due palmi di elastico nero per il cappello: questo non regge più.

— Va bene.

— Vieni, vieni, piccola — mormorava la mamma, innanzi alla porta aperta — Mi fai trovare oggi tutte queste cose, Tommasina?

— Non dubitate, la Madonna vi accompagni.

Madre e figlia se ne andarono, la figliuola con un carico di libri, di quaderni, e una scatoletta di compassi pel disegno, sotto un braccio; aveva ficcato l’altro sotto il braccio della madre.

— O mamma, tu mi porti — diceva, scendendo le scale.