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I.
Alle sette del mattino una chiave girò discretamente nella serratura del quartierino: Tommasina la serva, alzò da terra un secchio di acqua e un paniere di carboni che aveva deposti per riposarsi e per aprire la porta, spinse col ginocchio il battente, per aprirlo completamente, ed entrò un po' di fianco. Era una creatura alta e sottile, scarna scarna con un volto assai giovanile, lungo e bruno; ma la persona gracile, intorno a cui la gonnella di percallo scuro e la baschina di mussola bianca sembravano fodere di ombrello intorno alla semplice mazza, la persona di giovanetta fine e malaticcia era sproporzionata da una grossa pancia che il grembiule di cotonina azzurra disegnava precisamente, che rialzava la gonnella di percalle sui piedi, di mezzo palmo. E appena giunse nella scura cucinetta, Tommasina posò di nuovo per terra il suo carico, e si sedette, per respirare. Ogni mattina,