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all’erta, sentinella! 115

indietro. Alla grande porta di ferro vi fu il saluto. Tutti stringevano la mano al capitano Gigli dicendogli qualche parola di conforto. La porta di ferro si spalancò e si rinchiuse: di là continuarono la discesa i due soldati con la bara, il padre e la madre del morticello, due ufficiali, due impiegati civili: di qui, risalendo all’isola, tutta la piccola folla e Rocco Traetta. Ma egli, senza che nessuno lo notasse, restò fermo sullo spalto erboso, guardando il corteo che appariva e scompariva, fra le piante, discendendo sempre, guardando i vividi colori dei fiori che coprivano e cadevano giù dalla piccola cassa, guardando il peccerillo che se ne andava, per sempre.

A un tratto, un gomito della strada che scendeva alla piccola spiaggia, gli nascose il corteo e stette per qualche tempo senza vederlo. Ma pazientemente aspettò: forse lassù, nell’isola, cercavano dappertutto di lui, ma egli era dimentico di tutto, egli aguzzava gli occhi per vedere se il corteo ricompariva. Infatti, riapparve, sulla riva. La grande barca che lo stava aspettando non aveva nessun segno di lutto: anzi, aveva dei fiori nel fondo, buttati sulle panchine. I due marinai salutarono, levando i remi: in un momento la barca fu carica di corone e in mezzo fra i fiori sciolti e le corone fu posata la bara: e non si vedevano che fiori. A prua sedettero, la madre e il padre, pallide figure vestite di nero; accanto a loro quelli