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108 | all’erta, sentinella! |
capito? — disse lei supplichevolmente. — Per carità di lui, niente di qui, hai capito, niente.
— Niente, anima cara, niente.
Ella se ne tornò a vegliare il fanciullino morto con gli stessi occhi vaganti che non arrivavano più, dopo lo sforzo fatto, a fissare il proprio pensiero. E al dolore profondo del padre fu data una occupazione: tutte le immense difficoltà di un trasporto, da Nisida a Napoli, i permessi, le autorizzazioni. Ma per tutta la giornata fu uno scambio di telegrammi fra Pozzuoli, Napoli e Nisida, fu un partire e un giungere di messi, una febbrile attività, in cui il dolore del padre trovava un pascolo, uno sfogo. Quelli che andavano e venivano, avevano l’aria triste di chi fa a malincuore, solo per affetto o per dovere, una triste bisogna e dicean solo quanto serviva, parlando sottovoce, come se temessero di turbare il riposo di qualcuno. Il padre ascoltava, un po’ distratto, un po’ confuso e ringraziava, con uno sguardo: se una nuova difficoltà sorgeva, si metteva subito, di nuovo, a dare ordini, a scrivere, a telegrafare. Ma tutto questo nel suo ufficio. Nella casa dalle porte aperte vi era un profondo silenzio: e solo Grazietta vi andava e veniva, in punta di piedi, asciugandosi ogni tanto gli occhi col grembiale di cotonina azzurra. Preparava frettolosamente qualche cosa. Dalla piazza si vedeva nella stanzetta del bimbo il pallido chiarore dei ceri. E in ufficio era una sfilata di gente, uo-