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106 | all’erta, sentinella! |
Entrò Grazietta e silenziosamente consegnò al padrone un foglio bianco. Egli lo aprì e vi lesse scritto a lapis, da una calligrafia convulsa:
«Ricordati la promessa».
Era la moglie che scriveva, senz’altro. E nella mente confusa del capitano Gigli non ritornava questo ricordo. Guardò Grazietta, trasognato, come se le volesse domandare. Ella aprì le braccia, con atto d’ignoranza.
«Ricordati la promessa».
Così aveva scritto la madre dal letto di morte del figlio. Che poteva desiderare, chiedere la madre disperata? A un tratto, fra la faraggine dei cupi pensieri, nella mente del padre balenò il ricordo. E non potendo resistere, disse a Grazietta — Dille che vengo, vengo da lei.
Difatti dopo pochi momenti egli attraversò il piccolo appartamento, dalle porte spalancate, ma silenzioso. Arrivò alla porta della stanzetta dove era il bimbo: ne usciva un debole odore di erba e di fiori, ne usciva un fioco chiarore di cerei. E il soldato dell’indipendenza, quello che aveva visto la morte sui campi di battaglia e negli ospedali senza tremare, non osò entrare nella stanzetta del fanciullo. Aspettò un poco, poi chiamò:
— Cecilia?
Lentamente, nel suo vestito nero di lana, con le mani abbandonate lungo la persona, la madre comparve. Un pallor livido le copriva le guance e