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all’erta, sentinella! | 103 |
ma l’ardore, il bruciore, ricominciava, la smania di quel gracile corpo era invincibile. Il dottore era andato via pensoso, come sempre, ma non turbato.
Nella serata, mentre Cecilia era seduta accanto al letto e il capitano appoggiato alla spalliera, il ragazzo cominciò a chetarsi un poco.
— Come ti senti? — domandò il padre.
— Meglio — disse il bimbo, con la sua piccola voce.
Dopo un silenzio, egli schiuse gli occhi e guardando il padre e la madre, domandò loro:
— Voi mi volete bene?
Ambedue ebbero una scossa, per questa domanda; e si guardarono in volto muti.
— Mi volete bene? Mi dovete voler bene, papà e mammà — disse lui, richiudendo gli occhi.
— Figlio mio, figlio mio — disse la madre frenando appena le lagrime.
— Tanto bene, tanto bene — mormorò il padre, che soffocava anche lui.
Ma il principio della notte fu migliore; il bimbo era pallido, accasciato, ma non smaniava, non si sentiva soffocare, come durante la giornata. Anzi, ogni tanto, si addormentava quetamente, con la testa abbandonata sul cuscino e le braccia distese lungo il corpo. Si risvegliava, ma senza inquietudini, guardava attorno tacitamente.
— Non sta tanto male, mi pare — disse il marito alla moglie sul tardi.