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all’erta, sentinella! |
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si mitigava, il suo rossore si scoloriva, le bianche pustolette, portate via dalla pennellazione, non si riproducevano; e il grado della febbre che consumava il povero bambino, diminuiva, diminuiva, egli pareva sulla via della guarigione. Il cuore della madre si apriva subito a una grande speranza. Solo la faccia del medico Caracciolo restava sempre la stessa, non turbata, ma seria; e il metodo di cura continuava in tutta la sua durezza, con le causticazioni due o tre volte al giorno, con le forti dosi di chinino, con un nutrimento forte. Gli è che i peggioramenti venivano improvvisi. Ricominciava, come per una improvvisa fatalità, quell’apparizione nella gola di grandi pustole corrodenti e soffocatrici, la febbre si accendeva più dura, più ardente, e il bimbo smaniava, smaniava, portando le manine alla gola, volgendo gli occhi disperati nel pallido volto disfatto. La madre restava stordita, confusa dal subitaneo peggioramento, perdendo in un minuto tutto quel tesoro di speranze, essendo ripresa, improvvisamente, da un terrore nero: balbettava, chiamandolo a nome, ripetutamente, chiedendogli come si sentisse; tremava, sollevandolo nelle braccia, per cullarlo e per quietarlo; la voce soffocata non poteva più canticchiare la solita canzoncina. Così di giorno in giorno, di notte in notte, il suo cuore trabalzava dalla gioia al dolore, dalla speranza alla disperazione. Il marito, spesso, nella notte, corroso da una mortale inquietudine,