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90 all’erta, sentinella!

dalla febbre. E lei aveva l’incubo, di nuovo, di queste voci, che, immancabilmente, turbavano il silenzio della notte, turbavano il riposo delle persone stanche, turbavano il lieve riposo degli ammalati; e arrivava, quando presentiva l’all’erta, sentinella, arrivava fino a mettere le mani alle orecchie del piccolino, per non fargli udire.

— Non importa, non importa — egli diceva, voltandosi, rivoltandosi, non avendo requie.

— Oh questa galera, questa galera! — diceva ella, come fra sè.

— Non importa — insisteva il bimbo, sventolando le lenzuola intorno al suo corpicciuolo ardente.

Ma le notti erano così cattive e così lunghe! Cecilia non voleva abbandonare di una linea il lettuccio del suo figliuolo.

Malgrado che il marito la pregasse, la supplicasse di lasciarlo vegliare lui, malgrado che Grazietta si offrisse ripetutamente di vegliar lei: niente, Cecilia non si lasciava smuovere: tutta la sua vita era concentrata in quel lettuccio di bimbo malato. Pallida, muta, con la vestaglia scura attaccata alla cintura da un cordone monacale, in pianelle per non far rumore, ella restava seduta presso quel letto, senza rispondere alle preghiera del marito e di Grazietta.

— Dormo qui — rispondeva soltanto, nell’indicare l’origliere bianco del ragazzo.