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rono per la maggior parte le avventure di quell’epoca che dovea esser foriera degli avvenimenti del 1859 non mancò l’ardito Nocchiero di soccorrere molti che pericolavano solcando in tanto rabbuffato mare, e strappandoli dalle mani dei furibondi e malvagi pirati, che a rendere più funesta e terribile la procella (erano chiamati)1 depositolli salvi in un lido ove in sicuro la lor vita traessero, e di colà rivolti gli occhi alle lontane spiaggie della desolata Patria, ad essa pensassero ed al modo di poter questa redimere dalla schiavitù, ed a magnanimo Re affidarla in custodia.

Se dolorosa è la memoria dei passati tempi felici, allorchè ci troviamo in miseria, addiviene pure sopportabile l’idea dei passati travagli, dopo esser giunti alla meta cotanto desiata e prefissa.

Siamo nel 1860. Il 1859 preparato nel decennio decorso fa dimenticare le patite sventure.

In tale felice posizione trovomi pure io, che dopo aver sentito in quell’epoca gravarmi non poco la tirannica mano sul capo, posso alfine gioire del presente, e volgere altero lo sguardo a quel passato, senza del quale, non avremmo quanto è oggi per noi di lusinghiero, come per tanti altri popoli generosi, ma oppressi, che al pari di noi lo desiderano, e lo meritano.

Oggi libero cittadino, e senza tema di ritornare sotto gli artigli dell’Aquila Grifagna posso porre in atto quanto volea aver già fatto da tanto tempo, cioè, scrivere le mie memorie riguardanti l’Episodio del passaggio del Grande Eroe Giuseppe Garibaldi, dalla Valle di Bisenzio, appunto nel precitato anno 1849.

L’anno suddetto segnalò parzialmente varj dei suoi giorni con fatti diversi, e più o meno rilevanti.

Il giorno 26 Agosto fu uno fra quelli che meritano particolare menzione, e che mai potrà dimenticare chi salvò, e chi partecipò alla salvezza dell’Eroe del secolo, il campione dell’indipendenza, e della libertà delle Nazioni, allorquando in quel



  1. Si allude al corpo ausiliare austriaco chiamato da Leopoldo, come ne fa fede il Proclama del Barone d’Aspre.