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propria di persone che non hanno nulla a temere, mentre in tale felice condizione non trovavansi davvero coloro che, in guisa di belve feroci, erano inseguiti accanitamente. Eglino alla vista mia e del mio amico, balzarono in piedi ed introdottici seco loro in una misera cameretta, si diedero ad abbracciarci e stringerci al loro petto come altrettanti fratelli; e per brevi istanti successe fra noi un alternato domandare e rispondere che troppo occorrerebbe a descriverlo, e poco interesserebbe a sapersi; solo mi accertai di ciò che premeva cioè, che eglino non avevano per niente declinato i loro nomi, ma avevan detto solo al mugnaio che avevano spesa la giornata aggirandosi per quelle colline in attesa del mio ritorno, come gli avea promesso, per tenergli compagnia fino a Prato, e non vedendomi ad ora tarda, si erano rivolti nuovamente verso quel luogo, onde farsi accompagnare alla città dal mugnaio stesso, o da qualcheduno dei suoi figli, fidando di non destare sospetto in alcuno e raggiunger la meta che si erano prefissi.

Allora io feci noto ad essi quanto avea combinato con gli amici in Prato, e gli disposi a partire. Feci attaccare il cavallo del mugnaio al suo baroccino, e lo pregai di mandare un suo figlio ad accompagnarci. Entrati con le due vetture nella strada che porta a Prato, ci avviammo per quella via così repartiti; io presi meco in legno il Generale al quale consegnai il mio fucile tenendo pronte per me le pistole, guidando il cavallo dell’amico Barni, e feci salire nell’altro baroccino il mio amico Barbagli, ed il capitano Leggiero.

Arrivati a Vajano ci fermammo alla casa Bardazzi ove io risedeva, avendo già avvertito la famiglia che circa la mezzanotte sarei tornato con alcuni amici per prendere un qualche rinfresco e seguitando quindi per Prato; al solo Vincenzo Bardazzi, giovane di cui potea fidarmi, avea accennato segretamente quali erano le persone che si sarebbeso trovate in mia compagnia; infatti lì scendemmo e preso un qualche rinfresco rimontammo subito sulle vetture, e proseguimmo senza incontro veruno fino ad un punto di strada che chiamasi Spazzavento, ove fatti scendere dai legni tutti gli individui, dissi al mio amico Barbagli che essendo la nottata così bella preferivamo