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al più presto possibile di ritorno presso di loro, ma però non prima delle ore tarde di sera.
Affrettai il passo o meglio corsi a Vaiano, e chiamato il mio compagno Barbagli, manifestai ad esso la necessità di correre alla città di Prato per un affare di somma importanza. Presa in gran fretta una zuppa, saltai in sella e correndo precipitosamente presso Prato giunsi alla casa del mio amico Francesco Franceschini circa le ore una pomeridiane, e chiesto di lui con grande premura fui introdotto avanti di esso in una camera ove giaceva in letto per una febbre reumatica che da giorni lo travagliava.
Restato da solo a solo con l’amico sofferente, egli scoperse in me una certa agitazione, che male avrei potuto celare anche volendo, sì per la entità dell’affare, che a cercarlo mi spingeva, quanto per la spossatezza in cui mi trovava per quella precipitosa corsa sulle ore meridiane nelle quali era tornato il sole a far sentire il potente ardore degli infuocati suo raggi.
L’amico Franceschini domandommi cosa mai avvenuto fosse, per essere accorso a lui con tanta premura, ed io gli feci in breve il racconto di quanto mi accadea poche ore avanti, e lo richiesi del suo consiglio per effettuare con sicurezza la liberazione di tanto Eroe e del suo compagno, per i quali ero deciso di vender cara la mia vita, quando un qualche cattivo incontro avvenisse e che ben facile era lo inciampare.
L’amico trasalì al mio racconto e penetrato anch’egli della importanza di tanto avvenimento, e presentendo il pericolo che pur troppo si rischiava incontrare, scordò per il momento il malore che in letto lo riteneva ed alzatosi in fretta mi fè cenno di seguirlo.
Usciti dalla sua abitazione che allora esisteva fuori la porta al Serraglio della città di Prato, io lo seguiva in silenzio ed egli mi richiese se conoscessi il cav. Antonio Martini già vecchio liberale, al che risposi, conoscerlo solo di vista. Ebbene dissemi allora l’amico, è a lui che io ti conduco poichè con esso concerteremo il modo di poter fare evadere le persone che attendono il nostro soccorso.
Giunti dal Martini lo ritrovammo che stava riposando dopo