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“All Iberian ha ricevuto, soprattutto negli anni 1990-1991 e 1992, ingenti finanziamenti da Silvio Berlusconi Finanziaria e da Principal Finance (oltreché 80.000.000.000 da soggetti non identificati) (D’Andrea). In totale dal 1990 al 1994 gli accreditamenti sono ammontati a circa 671 miliardi”.

“A sua volta All Iberian ha finanziato la società Horizon (di Mills) e le sue controllate (Nantoc, Wincanton, Sopac), società costituite formalmente, su richiesta di Giorgio Vanoni (Fininvest), da Mills, allo scopo di consentire di evitare gli effetti della legge Mammì, anche attraverso l’acquisizione ed il controllo di una società quotata in borsa in Lussemburgo (CIT) che ha posseduto il 25% di Telepiù. Il 20% di CIT era posseduto da BIL (Banca Internazionale del Lussemburgo), a sua volta garantita e sostenuta da Horizon” (dichiarazioni di Gillet).

“In questa situazione, Oliver Novick, responsabile per le strategie e lo sviluppo del Gruppo Fininvest, è stato incaricato di vendere il 25% di Telepiù, formalmente posseduto da CIT, ma in realtà evidentemente controllato da Fininvest. Nantoc, a sua volta, è stata utilizzata per comperare un diritto d’opzione per l’acquisto delle quote di Telepiù di proprietà di Boroli, Mentasti e Koelliker, diritto d’opzione non esercitato da Nantoc. Le quote sono state poi acquistate dal Gruppo Kirch. Quest’ultimo ha ricevuto la somma di circa 200 miliardi provenienti da All Iberian e da Catwell, attraverso la società Taurus, ad esso riconducibile, in concomitanza con l’entrata in vigore della legge Mammì e la ripartizione dell’assetto societario di Telepiù”.

La sentenza evidenziava nel prosieguo i mancati controlli della Guardia di Finanza, in particolare quanto ai ruoli di CIT e Nantoc, fino a concludere:

“Pertanto: è Silvio Berlusconi che, secondo quanto risulta dai verbali dei Comitati Corporate e di Indirizzo Corporate e dalle testimonianze, ha gestito il problema della situazione e della vendita delle quote societarie; è lui che ha chiesto a Koelliker – e ad altri soci – di intestarsi quote di Telepiù al fine di evitare le sanzioni della legge Mammì, che riguardavano la sua televisione; è lui che ha tranquillizzato i sottoscrittori circa la successiva partecipazione agli aumenti di capitale; è lui che ha organizzato i sistemi per effettuare il cosiddetto <sostegno economico> agli amici formali sottoscrittori; è lui che ha incaricato uomini di sua fiducia (Vanoni, Messina, Foscale, Gironi) di gestire i rapporti con Mills, che, a sua volta, ha posto in essere le strutture necessarie, come lo stesso Messina gli aveva richiesto e spiegato (udienza 20-11-1997); suo era l’interesse ad evitare accertamenti approfonditi; suo era il vantaggio derivante dalla superficialità degli accertamenti. Non esiste pertanto una spiegazione alternativa a quella – accolta dal Tribunale – che sia stato Silvio Berlusconi ad autorizzare il relativo pagamento”.

Occorre a questo punto soffermarsi sulla sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, di assoluzione di Silvio Berlusconi ex art. 530 c. 2 c.p.p. in relazione alla vicenda Telepiù per non aver