Pagina:Sentenza Tribunale di Milano - Caso Mills.djvu/175

quelli, pur di rilievo, dell’armatore Attanasio, coinvolto, e condannato, per fatti di corruzione gravi (come meglio si vedrà analizzando, unitamente alle consulenze, la sua deposizione dibattimentale) ma delimitati nel tempo e nello spazio.

Non da ultimo, Attanasio ha negato, come si vedrà, di aver fatto regali quali quello qui in esame a Mills. Ha negato di avergli fatto prestiti1. Tutta la sua deposizione, dalla prima all’ultima parola, smentisce la tesi sostenuta dal novembre 2004 in poi dall’imputato e – solo in pubbliche dichiarazioni, senza mai relazione diretta con l’Autorità giudiziaria – dal suo originario coimputato. Ma Attanasio non aveva e non ha un reale e forte interesse a dire il falso in ordine a questa vicenda, ed infatti non lo ha detto, nelle sue lunghe deposizioni, per rendere le quali ha lasciato in due diverse occasioni il Paese africano in cui in quei tempi svolgeva la sua attività professionale.


Riservando ad altro passaggio della motivazione l’analisi dei flussi economici genericamente indicati da Mills sia nella memoria del 7 novembre 2004 sia al fisco inglese, vanno evidenziati qui ulteriori elementi, seguendo pedissequamente lo scritto.

Il suo autore dichiarava di fare lui stesso “fatica a comprendere” le ragioni della lettera “Dear Bob” del 2 febbraio 2004, origine ultima della presente vicenda processuale.

Egli aggiungeva che non gli “sarebbe mai venuto in mente” che Drennan potesse trasmettere la lettera al NCIS: ma offendeva così la propria intelligenza e consumata esperienza, negando di sapere quanto non poteva non essergli noto, proprio in virtù della sua professione di avvocato d’affari, cioè la vigente normativa antiriciclaggio.

Mills riconduceva la motivazione della modificata versione dei fatti alla circostanza che la somma sarebbe stata comunque sottoposta a tassazione dal fisco inglese: proprio per questo, allora, poteva “incassare il colpo” e tacere.

Quanto al merito delle proprie testimonianze, Mills si limitava ad affermare genericamente di aver detto il vero, senza negare di aver taciuto alcune circostanze, silenzio che attribuiva a vuoti di memoria, assolutamente incredibili se si pensa che nel 1997/1998 i fatti in ordine ai quali veniva interrogato non erano risalenti nel tempo, e Fininvest era il suo principale cliente; e ancor più incredibili in considerazione dell’importanza della vicenda, di per sé, e nella sua vita privata e professionale.

Il cittadino di madre lingua inglese Mills offriva poi una traduzione del tutto incongrua e impropria del termine “tricky corners”, da lui stesso usato nella lettera “Dear Bob” per qualificare le modalità delle proprie deposizioni dibattimentali: scriveva, infatti, che le sue risposte erano state determinate dal fatto che le domande gli venivano mal poste. Si rileggano i verbali in stenotipia, nelle parti

  1. Vedi verbale in stenotipia dell’udienza 13 luglio 2007, pagg. 54 e 55.